XY Quartet un nome che racchiude la filosofia di questo sodalizio artistico tra Nicola Fazzini, Alessandro Fedrigo Luigi Vitale e Luca Colussi.
Xy come codice genetico, sono chiamati così i due cromosomi che determinano il sesso in gran parte degli animali, uomo compreso. E dunque antitesi, opposizione e contrapposizione: tra maschile e femminile, memoria e innovazione, invenzione e tradizione, dolcezza e vigore, sconcerto e delizia.
E stiamo parlando di musica che è antitesi di per sé perché è rigorosa come la matematica nella sua creazione, eppure così irrazionale e istintiva nella fruizione. C’è un sottile limite tra ciò che viene considerato suono e ciò che viene considerato rumore e questo limite varia a seconda delle latitudini e dei tempi, dei gusti e della pratica, in una evoluzione continua grazie a quanti hanno osato e continuano a sperimentare, inventare e scoprire nuove rotte.
XY, inoltre, fanno pensare al piano cartesiano: x e y, longitudo e latitudo della creatività, ampiezza e durata di un suono, sperimentazione e rigore. Il grafico su cui si sviluppa la ricerca di nuovi percorsi, per spostare più in là e ridisegnare i confini sulla mappa della musica.
Sempre per rimanere in tema matematico, x e y sono anche le incognite: fin dove è possibile spingersi rimanendo nell’ambito della piacevolezza musicale e non travalicare nel frastuono e nel rumore? fin quando si rimane nella logica e nella coerenza senza oltrepassare i confini del caos e dell’irrazionale?
A tutte queste domande, che magari hanno creato sconcerto in chi legge, ieri sera ha risposto l’XY Quartet con la sua musica che dall’antitesi è riuscita a diventare sintesi, dall’analisi è approdata a risultati godibilissimi e sorprendenti.
Quanto c’è di ricerca sulla musica colta del novecento nella parte più innovativa di essa -dodecafonia, ritmi non retrogradabili, modi a trasposizione limitata ed altre ardimentose e sofisticate tecniche compositive- si risolve e si dissolve in brani di una energia e di una freschezza inaspettate.
E’ musica che parte da uno studio e restituisce un’emozione; composizioni coerenti dall’inizio alla fine che, se ascoltate da cd o in streaming sulla rete, non riesci ad interrompere, come un romanzo dalla trama avvincente, di quelli che leggi d’un fiato e ti lasciano con il fiato sospeso fino all’ultima parola, ovvero fino alla nota di chiusura del pezzo.
I musicisti accennano un concetto, evocano una sensazione, buttano lì un’idea, a volte la sviluppano subito altre volte ne rimandano lo sviluppo dopo aver introdotto un altro concetto, un altro colore, in una sinestesia sensoriale che ti fa vedere e annusare e toccare la musica
E se ieri sera il sax di Nicola Fazzini ha dato un sapore squisitamente jazzistico ai pezzi, il basso acustico di Fedrigo ha riempito le composizioni di caldi bruni e blu misteriosi mentre il vibrafono, suonato con magistrale bravura da Luigi Vitale, evocava le atmosfere rarefatte di melodie stranianti se suonato con l’archetto o donava momenti ingenui e giocosi come la risata argentina di un bambino. La batteria di Luca Colussi ha guidato il quartetto incalzandolo impaziente con ritmi sempre più veloci o trattenendo tutta l’energia per poi sfociare nuovamente in crescendo degni di sottolineare le scene un film di Hitchcock tanto erano gravidi di aspettativa e di suspence.
E’ musica questa che si può raccontare, come la versione suonata ieri sera di Concept, scritto da Fazzini, ispirato e dedicato a Olivier Messiaen. Il brano, dopo l’introduzione, si è condensato in un mirabile duetto tra il basso e una batteria i cui ritmi hanno assunto un carattere quasi tribale; quando ha ripreso voce anche il sax l’atmosfera è diventata funk e urbana prima di ripartire in un nuovo grandissimo affresco che ha visto protagonista questa volta il vibrafono. Ma intanto la batteria spronava ed incitava impaziente, il ritmo aumentava: sax e vibrafono suonavano una miriade di note trattenute solo dal basso che ha impedito loro di decollare verso spazi siderali. Il sax ha riportato un attimo di lucida calma e poi di nuovo il ritmo si è spinto ad altissimi livelli infiammando anche il sassofono, la musica è al massimo: potenza ed energia prima di ritornare in chiusura ai fraseggi iniziali del pezzo con il sax che domandava ossessivo senza ottenere risposta.
I brani suonati ieri sera sono contenuti in un CD appena edito da Nusica.org, l’etichetta discografica creata da Alessandro Fedrigo, un modo nuovo di concepire la musica anche nella produzione e commercializzazione.
Nusica.org è un progetto che ha come fine quello di veicolare promuovere e diffondere la ricerca in ambito musicale tramite seminari, concerti e produzione di cd, ma anche mettendo a libera disposizione sul web i brani e le partiture, fornendo perciò anche gli strumenti per la comprensione del lavoro degli artisti. Tutto ciò con un occhio attento pure all’ambiente: i cd sono a tiratura limitata e confezionati con carta riciclata, il veicolo di diffusione principale è la rete.
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