di Rossella Quitadamo
Che a Pescara -e in generale in Abruzzo- ci siano più talenti musicali per metro quadro che nel resto del mondo non lo dico io ma la voce ben più esperta del grande pianista statunitense Otmaro Ruiz . Se ciò è dovuto ad una certa predisposizione o indole della città (basti pensare ad iniziative ormai storiche quali Pescara Jazz), la gran parte del merito va a quei musicisti che diffondono la cultura musicale, curano rubriche su riviste del settore e soprattutto hanno fondato o collaborano con scuole da considerare veri e propri vivai della vocazione musicale.
E se ieri sera i metri quadri di cui sopra sono diventati quelli reali del bianco palco di Ponte Vecchio è tutto merito del Kabala e del suo lungimirante presidente che ha chiamato a raccolta il fior fiore della musica pescarese nel mondo per una jam session dedicata alla celebrazione –ogni tanto ci vuole!- della bravura e del talento di casa nostra.
Hanno risposto all’appello in così tanti che Giancarlo Alfani ha fatto fatica ad organizzarli in band e a predisporre una scaletta per una serata che è andata avanti fin oltre la mezzanotte con l’avvicendarsi sul palco di artisti i cui curricula parlano di un successo riconosciuto a livello internazionale.
Successo era infatti la parola chiave della serata di ieri, successo come specchio per i giovani talenti di oggi e come ponte tra il loro odierno quotidiano impegno e il raggiungimento del traguardo. Un ponte lanciato da musicisti che sono anche ottimi insegnanti capaci di forgiare il talento dei giovani virtuosi così come di infiammare una platea con le note dei loro strumenti; artisti che condividono la loro bravura con gli allievi e mettono il loro sapere a disposizione di quelli che diventeranno a loro volta bravi e famosi.
Da questo intento è scaturito un concerto immediato e coinvolgente il cui tenore si è percepito sin dal primo momento quando Marco Malatesta, salito sul palco ha proclamato: “chi non è qui stasera o è morto o non è diventato famoso!” E via ad una serie di scherzose recriminazioni su chi è stato maestro di chi e sull’improbabile calcolo degli anni di ciascun musicista. Poi dalle parole si è passati ai fatti e i favolosi over 40, con l’intrusione di qualcuno che ha barato sull’età pur di suonare con loro, hanno fatto parlare i loro strumenti con la disinvoltura e il divertimento rilassato di chi ormai riesce a comunicare attraverso le note quasi più che con il linguaggio.
Le parole di elogio , specie quelle di una semplice appassionata come me, sono ben poca cosa di fronte alla loro bravura ed allora quello che segue, il lungo elenco dei musicisti che si sono esibiti ieri sera sarà una mia ideale passerella su cui farli sfilare per tributargli tutti gli applausi che si meritano.
Hanno fatto scintille con le loro chitarre: Lello Tiberio, Domingo Muzietti, Stefano Schiona, Nicola Trivarelli, Peppe Nardone, Gianfranco Continenza, Remo Firmani e Giancarlo Alfani. Hanno fatto cantare la profonda voce dei loro bassi: Massimo Giovannini, Marco Di Marzio, Walter Robuffo e Maurizio Rolli. Marco Di Battista, Anacleto Navangione, Nicola Di Nardo, Raffaele Pallozzi e Michele Di Toro hanno tirato fuori le note più incredibili che può suonare una tastiera. Hanno messo a ferro e fuoco la batteria Marco Malatesta, Paolo Pandolfi, Michele Ferri, Walter Caratelli, Tiziano Ferrone, Danny Manzo e Giacomo Parone. Ci hanno avvolto di calore le note di Paolo Iammarrone al sax, la voce di Remo Firmani e quella, splendida, di Giuliana Bottegoni, unica e imperdibile presenza femminile sul palco.
I brani di ieri sera? I classici evergreen del jazz che sono stati più una scusa per sbizzarrirsi in virtuosismi, cimentarsi in duelli e sfide e regalarci certi assoli da brivido che ti veniva voglia di salire sul palco ad abbracciarli.
Diversamente dagli altri giovedì targati Kabala l’atmosfera è stata frizzante e “chiacchierosa” perché in sala tra vecchi e giovani musicisti, allievi ed insegnanti, erano pochi i non addetti ai lavori: era tutto un fermento di spunti , di proposte, di scambi di opinione. Uno scambio di energia, una voglia di costruire e di progettare che è importante se non fondamentale: anche questo -soprattutto questo- è Kabala.