C’era una volta la terra madre assolata vibrante al ritmo dei sabar e al suono melanconico della Korà, c’era poi il selciato delle eleganti vie parigine e le chanson all’ombra de la Tour, ci sono i sanpietrini romani e la canzone italiana d’autore e ci saranno ancora tutti i suoli del mondo da cui lei assorbirà infaticabile sensazioni ed emozioni che diventano linfa vitale, nutrimento per il suo spirito. C’ è tutto questo in Awa Ly e molto altro ancora ci sarà, ma sopra ad ogni cosa c’è una donna affascinante, deliziosamente contemporanea, cosmopolita, magnetica, una personalità eclettica che spazia dalla musica alla recitazione, che scrive canzoni sue ma interpreta splendidamente i classici del jazz americano, del pop inglese, della canzone francese e italiana d’autore.
Lei stessa afferma: “Per fare soul devi avere appunto soul, cioè anima. Prima di cantare devi essere e per essere devi vivere” (Vogue.it). Awa pratica questa sua filosofia viaggiando, imparando sempre cose nuove, lasciando aperte le porte ad ogni nuova opportunità, accettando di mettersi in gioco senza mai rinnegare l’influenza delle sue origini.
Perché Awa Ly è come un grande albero con le radici di un baobab e la maestosa chioma di un olmo: assorbe il fertile humus delle sue esperienze e lo trasforma in uno stile tutto suo: foglie fiori profumati e frutti dolcissimi che scrive e canta con voce da sirena. Pop, soul blues folk jazz? sentirla cantare e cercare di imbrigliarla in un clichè stilistico è cosa vana: lei “vive” ciò che interpreta; nelle sue composizioni così come nei brani di altri artisti, è sempre solo la sua personalità che affiora con dolcezza, con eleganza, con passione. Ognuno di noi è unico e irripetibile, anche lei, forse un po’ di più; questa è proprio la sua forza, il suo talento: essere semplicemente Awa.
Del Senegal e del suo splendido popolo Awa ha l’imprinting: vivere e godere appieno della vita, con i suoi momenti di gioia grandi e piccoli, avere tanti sogni e progetti ma vivere il presente qui e ora, semplicemente. «Anche se ho molti sogni la mia priorità è la musica. Voglio continuare a fare il mio lavoro in tutta semplicità e, soprattutto, condividerlo con gli altri e vivere, semplicemente».
Ecco perché ha voluto creare un’atmosfera calda e intima per il concerto di ieri sera a Ponte Vecchio, una serata tra amici che si riuniscono per il gusto di stare insieme: dal suo repertorio ha scelto quindi brani conosciutissimi e indimenticabili affinché tutti potessero accompagnarla portando il ritmo con le mani, cantando cori e fischiettando. Il pubblico del Kabala, numerosissimo, non si è fatto certo pregare e si è divertito con lei in tutta rilassatezza perché -citando le sue parole ad introduzione di una dolcissima ed intima What a Wonderful World- “anche se i tempi sono duri, in fondo ciò che conta ora è essere qui questa sera e godere insieme questo momento di spensieratezza, uniti dalla buona musica”.
C’era ieri sera Awa, eccome se c’era!, soprattutto in una grintosissima Fever, a tratti quasi recitata, a tratti cantata con una potenza vocale che ha tenuto testa indomita al crescendo di tutti gli strumenti. Ma con la stessa eleganza con la quale ha riempito il palco della sua presenza carismatica, allo stesso modo lei ha saputo pure non esserci quando ha lasciato spazio ai quattro eccellenti musicisti che le hanno fatto da padrini in questo suo battesimo pescarese.
A dire il vero è come se ogni pezzo della serata si fosse sdoppiato anche in una squisita versione strumentale. Le corde di Domingo Muzietti e di Massimo Giovannini, le bacchette di Fabio Colella e i tasti di Toni Fidanza non l’hanno solo accompagnata, sono stati essi stessi protagonisti di interpretazioni indimenticabili con assoli da brivido.
Passeggiando tra atmosfere romantiche, nostalgiche sonorità blues e frizzanti ritmi di samba, alternando francese e inglese ad una chiacchierata in italiano, siamo giunti alla meta: è il bis. Ma uno non può assolutamente bastare!
Awa scherza con i suoi musicisti e con gli anfitrioni della serata -Lanfranco De Santis, Remo Firmani e Giancarlo Alfani- dal pubblico fioccano le richieste: lei decide di accontentare un po’ tutti e sono state ancora altre tre splendide interpretazioni di cui una, La vie en rose, semplicemente cantata nel silenzio degli strumenti e poi condivisa dal coro del pubblico.
Poi è arrivata veramente la fine, Awa ci ha salutato sul serio ma lo ha fatto in tutta semplicità, così come si fa tra amici che sono stati bene insieme e per questo si rivedranno presto. Di questo ne facciamo tesoro e lo prendiamo come una promessa!
Rossella Quitadamo