Di Rossella Quitadamo
Il chitarrista Peter Bernstein dice di Nicola Angelucci: “è un grande musicista che trasmette suonando la gioia di vivere. Un batterista sensibile che guarda indietro, alla storia del jazz, ma si concentra sul futuro, a nuove sorprese e a una grande musica… qualcuno che rimarrà a lungo nel panorama musicale perché ricorda a tutti che la musica è comunicazione”. Basterebbero queste parole per commentare il concerto di ieri e non andare oltre.
Ma Nicola Angelucci è uno che del superamento dei limiti ha fatto il suo stile di vita e il suo modo di essere musicista.
Al di là di cliché e di barriere stilistiche, oltre le mode e le correnti, al di là di sterili quanto facili virtuosismi fini a se stessi. Al di là di un semplice omaggio al più classico del jazz ma oltre le sperimentazioni più selvagge, perché la musica deve comunicare e per farlo deve usare un linguaggio comprensibile. Dove arriva l’oltre per Angelucci? Di certo mai oltremisura. Il limite c’è ed è quello della buona musica, fatta per essere gustata e condivisa sul palco come con il pubblico, scritta da lui ma pensata per essere suonata insieme ai suoi compagni di scena e di vita. Entro questi larghissimi confini la sua generosità trova tutto lo spazio necessario per unirsi alla sensibilità Paolo Recchia, all’eleganza di Roberto Tarenzi, alla raffinatezza di Francesco Puglisi.
Oltre ai tamburi per Nicola Angelucci c’è l’amicizia e il rispetto dell’altrui creatività; c’è la sua volontà di essere innanzitutto un musicista e non solo uno strumentista e poi, soprattutto, c’è la voglia di suonare divertendosi.
Da queste premesse, ieri sera al Kabala, non poteva che nascere un concerto di notevole intensità e di grande buon gusto, in cui il druming arioso e creativo di Angelucci non ha mai avuto bisogno del “fracasso” per dimostrare energia e potenza o per stupire con le sue geniale invenzioni ritmiche. Ogni brano, dalle ballad più dolci ai pezzi più swinganti, è stato un prezioso gioiello: l’oro caldo e lucente del sax di Paolo Recchia finemente cesellato dal contrabbasso di Francesco Puglisi e impreziosito dalle gemme scintillanti di Roberto Tarenzi.
Anche noi ieri sera avremmo voluto continuare ad essere spettatori ad oltranza, avremmo desiderando andare oltre …il bis perché il tempo, quando non sono i minuti a scandirlo ma lo swing, scivola via sempre troppo in fretta.
Ed ora per andare oltre, beyond the words, non c’è niente di meglio che ascoltare Nicola Angelucci Quartet, “Beyond the drums”