Un nuovo appuntamento con i giovani musicisti ieri sera al Ponte Vecchio nell’ambito del progetto Kabala Accademy. L’iniziativa, che coinvolge le scuole musicali di qualità presenti numerose sul nostro territorio, vuole essere un palcoscenico privilegiato per la ricerca musicale che sempre più, a Pescara e nel resto dell’Abruzzo, è capace di sfornare artisti e progetti quanto mai interessanti.
Largo quindi alle nuove generazioni per il futuro di una musica intesa non certo come prodotto usa e getta, ma come “vibrazione” capace di risuonare nell’animo umano e comunicare emozioni. In quest’ottica ieri si sono varcati volentieri i pur generosi confini del jazz, in una ricerca sonora che non teme di sperimentare e percorrere nuove strade spaziando tra lingue e generi anche lontani tra loro.
Ieri era di scena il Conservatorio “Luisa D’Annunzio”, punto di riferimento culturale per i Pescaresi fin dal lontano 1922, una splendida realtà che ha accompagnato la storia stessa della città e la sua crescita intellettuale. Riflettori puntati dunque sugli allievi dell’innovativo corso di Popular music -il primo in Italia-, coordinato da Angelo Valori, raffinato compositore di musica contemporanea che vanta collaborazioni e docenze con le scuole musicali più prestigiose del mondo.
Conservatorio è una parola che sa di naftalina, ma bisognava sentire i giovani musicisti che si sono esibiti ieri sera per scoprire che c’è una giusta via di mezzo tra l’abisso della mediocrità e l’incomunicabilità di un certo tipo di musica colta. Quando a insegnare ci sono artisti come Maurizio Rolli e Giuseppe Continenza che -in due anni di Kabala- ci hanno viziati e deliziati con la loro bravura, si capisce come è possibile fare della buona musica che si fonda sullo studio del passato ma guarda al futuro.
Il concerto è cominciato con “Kaggò” una splendida creazione dello stesso Maurizio Rolli ed è proseguito con brani come “Havona” di Jaco Pastorius, “What might have been” di Mike Stern, “These dreams” degli Heart, spaziando dal jazz fusion al pop per arrivare fino al rock di “Tom Sawyer” dei Rush che ha fatto tremare le pareti e i nostri cuori; una carrellata di brani interpretati in maniera sorprendentemente creativa, spesso con arrangiamenti inediti come nel caso di “Billie Jean” di M. Jackson nella versione di Loredana Di Giovanni o di “Last Train Home” di Pat Metheni nella versione curata da Carmine Cubellis .
Talento, preparazione rigorosa e disciplina ferrea -ovviamente- sono alla base della bravura di questi giovani: senza l’esercizio costante e la guida di maestri che sappiano motivare e sviluppare le potenzialità di ciascuno non si va da nessuna parte. Ma per trasformare un’ottima esecuzione meccanica di un brano in Musica, mettendo in luce tutto il suo contenuto emozionale è necessario il coinvolgimento che solo un palco può dare. Solo quando i suoni che riesci a far uscire dal tuo strumento non sono semplicemente un brillante esercizio di virtuosismo tecnico che ottiene il favore dei tuoi maestri, ma appassionano anche una platea di ascoltatori allora sei davvero un artista.
La scuola non dovrebbe mai dimenticare -e quelle pescaresi non lo fanno in verità- che creatività e carattere per svilupparsi hanno bisogno anche di gioco, spensieratezza… e di un palcoscenico ogni tanto. Solo lì la musica diventa un modo per comunicare emozioni: un momento fondamentale per la crescita di un artista.
Ieri sera, in un contesto informale ed aperto come quello del Kabala, in una atmosfera resa ancora più frizzante dalle inusitate doti di un Maurizio Rolli che non ha suonato ma è stato protagonista ugualmente con le sua simpatiche introduzioni ed una regia particolarmente curata, i talenti del Conservatorio hanno avuto il loro momento per giocare ma anche per mettersi in gioco, sotto lo sguardo compiaciuto di Angelo Valori e Giuseppe Continenza e con l’incoraggiamento di un pubblico attentissimo. Non importa se hanno suonato due note o mille, l’importante è che tutti hanno avuto il trasporto emotivo giusto e la giusta grinta.
Li voglio salutare e ringraziare come nell’ultimo brano Don Quixote, tutti insieme sul palco: le splendide voci di Laura del Ciotto, Giulia Pellegrini e Miriam Ricordi, quest’ultima anche alla chitarra solista come Matteo Di Battista, Marino Di Nino, Maurizio Paludi e Massimo Di Pierro; le seconde chitarre Giulio Galli, Daria Tanasenko, Alessio Pulsoni, Alberto Soraci; i bassisti Raniero Silvetti, Emanuele (Pollicino) Zazzara e Andrea Di Bari; i batteristi Giacomo Parone, Francesca Avolio, Davide Cancelli, Morgan Fascioli e Andrea Ciaccio; e per finire Cristian Caprarese e Carmine Cubellis alle tastiere.
Se quello di ieri sera è stato un trampolino per il successo sarà il tempo a dirlo. “Probabilmente la strada è la stessa che porta a vincere la lotteria. Però, aspettando che il treno passi, se mai passerà, una cosa si può fare: conquistare, con un duro lavoro quotidiano, quel piccolo fan che è dentro sé e che porta all’ambizione di essere un artista” (www.bintmusic.it)