“Più conosco e più ascolto questa musica e più si rafforza la certezza che il jazz sia, innanzitutto, una musica di persone” dice il musicologo Francesco Martinelli. E come non essere d’accordo con lui?
Quella di ieri sera dalla puntuale locandina di presentazione me l’ero immaginata come un piacevole rivisitazione di brani famosi italiani. Ma sul palco c’erano Nicola Trivarelli innanzitutto e un ospite d’eccezione come Samuele Garofoli, poi un batterista del calibro di Dante Melena e, a fare gli onori di casa, le splendide mani di Angelo Trabucco sul pianoforte e quelle prodigiose di Marco di Marzio che si sono alternate tra contrabbasso e basso elettrico.
Cinque musicisti di grande talento, cinque persone con la loro storia e le loro esperienze che hanno voluto raccontare in un cd e poi, ancora insieme, le hanno volute raccontare personalmente al pubblico del Kabala con la voce dei loro strumenti.
Una rivisitazione della musica italiana degli anni 60 ed un occhio a ciò che si suonava oltreoceano nello stesso periodo e poi la mia musica con la mia anima swing: questo era il programma della serata annunciato da Nicola Trivarelli
Ma il remake di canzoni d’autore è stata solo l’occasione, lo spunto per dire qualcosa di nuovo e di diverso. Non per nulla tra loro c’era Marco Di Marzio di cui già ho avuto occasione di parlare.
Perché la musica, soprattutto quella jazz, è come acqua e come l’acqua non ha forma ma prende quella del recipiente che la contiene, così brani e melodie famose assumono la forma, il colore e il carattere di chi le restituisce all’ascolto dopo averle fatte sue.
Ecco quindi la canzone di Bruno Martino trasformata in una cascata di note dapprima di chitarra, poi di tromba e di pianoforte per una “Estate” di quelle che non dovrebbero finire mai. E per rimanere in tema un “Senza Fine” di Gino Paoli scandita da Dante Melena con un sorprendente ritmo sincopato. Un ritmo decisamente swing per “Soon” di George Gershwin e spazio per la virtuosità di ogni strumento. Ed ancora “Io che amo solo te” di Sergio Endrigo introdotta in modo tradizionale per poi diventare occasione di una dolce divagazione di tromba e chitarra. Così come formidabile è stato il duetto Trivarelli Garofoli in “In cerca di te” di Eros Sciorilli.
Poi nelle composizioni originali di Nicola Trivarelli, a mio avviso le più belle della serata, gli orizzonti si sono allargati e i cinque musicisti hanno cominciato a fantasticare raggiungendo vette di eccellenza che strappavano gli applausi dalle mani, anche se non avresti voluto coprire con il loro rumore nemmeno il più flebile suono. Come l’acqua nel letto di un fiume così le note fluivano ora rapide come negli stretti di un torrente di montagna ora lente e maestose come i grandi fiumi in arrivo al mare, a volte perdendosi e ramificandosi nei mille freschi rivoli degli assoli per poi riunificarsi in un magnifico finale.
Grandissima performance di Garofoli soprattutto nel suo assolo visionario in “For Nik”, splendidamente elegante e raffinato, come sempre, e romantico più che mai Angelo Trabucco: è come se avesse suonato su una spiaggia al chiaro di luna invece che sul palco di Ponte Vecchio. Marco Di Marzio, diviso tra basso e contrabbasso, ci ha regalato un assolo indimenticabile in “America” e in questo stesso brano c’è stato spazio anche per un personalissimo “spettacolo pirotecnico” di Dante Melena.
Il bis di ieri sera è stato dedicato a Lucio Dalla: una interpretazione di “Caruso” dolce e malinconica come è giusto che fosse, tutta incentrata sulle profonde sonorità del contrabbasso e su un assolo della tromba con note “allungatissime” mirabilmente sostenute fino all’inverosimile.
Tantoquanto è il titolo del cd che racchiude i brani suonati ieri sera, sono tutti lì certo, ma mentre lo ascolto questa mattina mi accorgo -ovviamente- che sono completamente diversi da ieri sera. Perché la musica è fatta di persone ma anche di occasioni e di momenti irripetibili. Quello di ieri era uno di questi: l’acqua di un fiume è sempre acqua ma non è mai sempre la stessa.