Ovvero riuscire a dimostrare personalità e carattere rispondendo a domande di una banalità disarmante
di Rossella Quitadamo
Che sera ieri sera al Caffè Letterario! Mi aspettavo un dolce amarcord venato di malinconia, una serata tranquilla, più che un concerto quasi un pianobar… Poi li ho sentiti suonare e cantare ed ho scoperto che di “old” nei Five Swingers c’è solo la classe: 1940 o giù di lì, ma è ben altra la Classe di cui dovrei parlare a proposito di Enrico Luzi, Silvano e Sergio D’Auria, Marcello e Bruno Massetti.
Sarebbe fin troppo facile cadere nei luoghi comuni dicendo che la musica mantiene giovani, che la passione è un antidoto contro la vecchiaia… Da quando, ancora in calzoni corti, cominciarono le prime esperienze musicali certo di tempo ne è passato, e che tempo! Dal secondo dopoguerra ad oggi: praticamente la nascita e l’evoluzione di tutta la musica moderna. Eppure, ad ascoltarli, non c’è nulla di nostalgico, nulla di scontato nel loro modo di suonare. E’ come se le mille avventure e gli incontri che la vita ha regalato loro, siano serviti solo ad arricchire di esperienza ed affinare il loro indubbio talento lasciando intatto l’energia e la passione della prima volta. E’ come se gli anni siano trascorsi solo perché potessero suonare così come hanno fatto ieri sera per il pubblico entusiasta del Kabala.
Uno o tanti capelli bianchi per i “Fabolous” Five non sono un vincolo ma un passaporto per rompere gli schemi e potersi concedere un pizzico di saggia, illuminata “follia”, per liberare tutta la grinta e il loro entusiasmo fanciullo senza dover dimostrare nulla a nessuno
Forza ragazzi, raccontateci ancora di una musica che fa sognare, di una musica che è eleganza e misura, ottimismo ed energia. Raccontateci di quando tutto doveva ancora cominciare e del perché non finirà mai; raccontateci di quel luogo recondito del vostro cuore dove i desideri non rimangono utopie.
Raccontate ancora e ancora ma, vi prego, non con le parole, fatelo a modo vostro, in musica con stile, ironia e a tempo di swing.
Sono sicura che si potrebbero scrivere libri interi di tutte le esperienze che ciascuno dei “Five”ha vissuto; ma io non sono una scrittrice e nello spazio di 15 domande non si può racchiudere una vita così intensa e ricca come quella di Silvano D’Auria. Bisognerebbe domandare ancora e ancora…
Sei ordinato o disordinato?
Silvano: Generalmente sono ordinato. Il disordine lo sopporto al massimo due o tre giorni, poi devo mettere ordine
Preferisci leggere un libro o guardare un film?
Silvano: Mi rilassa di più un film; soprattutto la sera, quando sono più stanco, mi aiuta ad evadere un po’. Certo che un libro sarebbe meglio…
Cinema d’essai o prima visione?
Silvano: Senza dubbio il cinema d’essai: un bel film in bianco e nero, li conosco a memoria ma li rivedo sempre volentieri; dai film di Totò al neorealismo italiano a tutti i film con Audrey Hepburn di cui ero perdutamente innamorato: Sabrina, Colazione da Tiffany con la famosa “Moon river”…
L’oggetto a cui tieni in particolare…
Silvano: le fotografie, gli oggetti che mi ricordano l’infanzia, i miei genitori; poi ovviamente il pianoforte
Che lavoro volevi fare da piccolo?
Silvano: Veramente ho cominciato a suonare che avevo i pantaloni corti (allora si usava così), dunque non ho avuto il tempo di sognare cosa avrei voluto fare: lo facevo già! Mio fratello, più grande, mi faceva ascoltare i primi dischi di jazz che arrivavano dagli U.S.A., lo swing… a 10 anni suonavo Blue Moon, Night and Day. Ho finito la scuola, mi sono preso una piccola vacanza e poi ho cominciato a suonare
Da grande invece farai…
Silvano: Vorrei fare tanto il nonno, quello di una volta. Quello che porta il nipotino alle giostre e si legge il giornale mentre lo guarda giocare… In questo momento è un desiderio irrealizzabile
Qual è una canzone famosa che tutti amano e tu non puoi sopportare?
Silvano: Mah, non so…non vorrei che suonasse come una bestemmia. Io non amo certi idoli come (posso dirlo?) Elvis Presley, Michael Jackson… riconosco la loro bravura e so che sono dei veri e propri miti per intere generazioni però… Amo tutto ciò che in campo musicale è fatto bene ma alcuni generi musicali li trovo meno affini al mio temperamento. Il mio idolo poi è Ennio Morricone con il quale ho avuto anche il piacere di lavorare… Ho lavorato in una casa discografica, la RCA, per molto tempo e dunque ne avrei di cose da raccontare. Una vita interessante? Direi proprio di sì, anzi irripetibile. Noi abbiamo vissuto un’epoca d’oro dove i produttori delle case discografiche lavoravano a stretto contatto con gli autori, i compositori ed i cantanti: si sedevano al pianoforte e costruivano i brani gomito a gomito con gli artisti. Oggi non è più così: si va in una casa discografica, si fa ascoltare il proprio lavoro, se i produttori sono interessati si parla di condizioni economiche…è un discorso molto freddo e contrattuale, non c’è più una collaborazione artistica.
Qual è la persona più interessante che hai conosciuto?
Silvano: Nel campo della musica ho conosciuto tantissime persone interessanti. Avevo tanti idoli quando ero ragazzino, poi con il mio lavoro mi sono trovato a stretto contatto con loro ed è stata una sensazione molto particolare… C’erano i cantautori genovesi che io adoravo, Bruno Lauzi e Gino Paoli; ho lavorato con Riccardo Cocciante, De Gregori, Venditti, Renato Zero, Mango: li ho visti crescere, musicalmente parlando.
Persone che ammiro? Ne ammiro tante: sono le persone semplici ed oneste. Io credo molto che i diritti siano l’altra faccia dei doveri. E’ una cosa che impongo per prima cosa a me stesso: sono molto pragmatico in questo, quasi tedesco!
La situazione più imbarazzante in cui ti sei trovato?
Silvano: Forse risalgono all’infanzia, quando si suonava in questi posti un po’ così…Una volta dovetti scappare dalla camera di un albergo in cui ero con una ragazza e dopo cento metri che correvo in mutande con i pantaloni in mano mi trovai di fronte mio fratello anche lui nella stessa situazione. Una cosa su cui ancora oggi ci ridiamo su
Cosa credi che pensino di te le persone quando sali sul palcoscenico?
Silvano: Nella vita privata che sono una persona per bene che non ha mai fatto del male a nessuno ma soprattutto che sono uno che dice quello che pensa. Anche se a volte posso essere rude sono comunque sempre sincero ed onesto. Quando sono sul palco sono uno che fa swing. Lo swing è il mio cibo, ma non sono un jazzista, non ho una tecnica raffinata. A parte le lezioni di musica da ragazzino, sono autodidatta; ho imparato con l’esperienza e la gavetta a risolvere con l’improvvisazione tante “situazioni” musicalmente imbarazzanti: ciò mi ha dato molto “mestiere” ed un po’ di sicurezza in più
Invece tu cosa pensi di te quando ti guardi allo specchio?
Silvano: Quando mi guardo allo specchio non mi piaccio, non mi sono mai piaciuto! Ma a 72 anni ho imparato ad accettarmi. Come persona sono molto autocritico e pretendo sempre il massimo da me stesso. Fondamentalmente penso di essere una persona per bene, lo sono sempre stato e ritengo che anche gli altri la pensino così
La cosa più strana di te
Silvano: Sono un tipo facilmente irascibile. Se perdo la testa dico cose di cui poi mi pento. E’ che a volte non conto fino a 10… dovrei essere più diplomatico ma non riesco a non essere sincero. Anche nel mio lavoro in RCA, durante i provini, dicevo sempre ciò che pensavo, sono sempre stato onesto. Con il tempo, nonostante da ragazzo fossi timidissimo, ho imparato ad esprimere meglio il mio pensiero tanto che adesso sono sempre io a presentare il gruppo nelle serate. Con l’età un po’ si migliora… e poi alla mia età pure se dico una cretinata…
Cos’è il successo nella vita?
Silvano: Il successo per me è un mix ideale tra fortuna, (perché un po’ di fortuna ci vuole!), preparazione, serietà e talento e non solo in campo musicale: la preparazione è fondamentale perché i bluff prima o poi si scoprono
“La musica è il miglior mezzo per sopportare il tempo” Wystan Hugh Auden. E’ vero?
Silvano: Per me la musica è il miglior antidoto alla tristezza. Quando sono un po’ giù ascolto della musica o delle mie personalissime composizioni, ritorno indietro nel tempo, mi isolo con i miei pensieri ed i miei ricordi: mi intristisco ancora di più ma è una dolce malinconia
La tua eredità spirituale per i posteri
Silvano: io lascerei come eredità ciò che hanno lasciato a me i miei genitori: l’integrità morale, il rispetto e l’onestà